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Berta Isla - mare, neve e vento

Aggiornamento: 27 feb 2022

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni - ha affermato Umberto Eco - perché la lettura è una immortalità all’indietro”. Berta Isla, romanzo dello spagnolo Javier Marías, è un calzante esempio in questo senso.

La narrazione di Marías - che, con straordinaria abilità, assume sia la voce della protagonista femminile sia quella del protagonista maschile - è infatti talmente introspettiva da sradicare il lettore dalla sua realtà, trascinandolo nell’interiorità di Berta Isla e del marito Tomas Nevinson.


Quella tra Berta, affascinante professoressa di Lettere all’Università di Madrid e Tom - brillante studente di Oxford, diventato poi agente dei servizi segreti britannici sulla base di una curiosa circostanza - è una relazione che si snoda lungo più decenni; dalla Spagna degli anni Settanta fino all’età contemporanea.

La storia tra Berta e Tom - una specie di Odissea ammantata di Shakespeare, nella quale tuttavia Penelope non resta relegata in casa a tessere - è il pretesto dal quale Marías parte per regalarci pagine memorabili sui temi che tormentano l’umanità dalle sue origini.


Identità: se uno non conserva una lealtà simbolica, almeno simbolica, allora è perduto e dimentica chi era, chi è veramente. E per quante anomalie si presentino in una vita, uno spera sempre di poter tornare quello che era.


Scelta: ma quando mai la gente sceglie la propria vita? Non poter scegliere non è un’offesa, è la consuetudine, malgrado l’illusione collettiva.


Finzione: tutto quello che ci viene detto può essere e non essere, il fatto più decisivo come quello più irrilevante, il più innocuo, come il più cruciale, quello che decide della nostra esistenza come quello che nemmeno la sfiora. Possiamo vivere nell’errore continuo, credere di avere una vita comprensibile e poi scoprire che è tutto insicuro, sfuggente, che non abbiamo un terreno solido su cui poggiare.


Ancora: attesa, paura (quanto più ci si avvicina a un obiettivo, meno si tollera ogni ulteriore rinvio: viene un momento in cui ventiquattro ore in più sono un supplizio intollerabile per chi attende da secoli), memoria (è il destino di quasi tutto ciò che finisce: che per il solo fatto di essere finito sembra un sogno) e ritorno (il ritorno è l’infedeltà più profonda, si ritorna solo quando non si ha più dove andare, quando non ci sono altri luoghi e la storia è finita).


Insomma, l’autore - nel corso della narrazione - tesse una rete invisibile che collega la dimensione privata dei due protagonisti ad una più alta, composta da riflessioni che toccano anche la politica e le radici stesse dello Stato.


“Polvere sospesa nell'aria indica il punto dove finì una storia” è il verso di Eliot che ricorre più volte, citato dai protagonisti, nel romanzo. Berta Isla è appunto una storia molto simile alla vita (e, richiamando Eco, questo romanzo ce ne fa vivere ben più di una), dove i concetti di inizio e di fine servono illusoriamente a chiudere il cerchio, in assenza dei quali resterebbe soltanto questo: attesa, polvere sospesa nell’aria.



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