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  • Immagine del redattoreLa cronista

Qual è la vostra storia?

Aggiornamento: 20 ott 2021

“So, what’s your story?”. Intorno a questa domanda – rivolta al protagonista in un salotto snob della Yale Law School – ruota l’intera trama di Hillbilly Elegy (tradotto “Elegia Americana”), film diretto da Ron Howard e tratto dall’omonimo best seller.


Hillbilly Elegy narra la storia vera di J.D. Vance tramite flashback, dall’infanzia e adolescenza problematiche – vissute in una cittadina del sud dell’Ohio (da qui hillbilly, termine dispregiativo utilizzato per indicare gli abitanti delle zone montuose degli Stati Uniti) – fino al riscatto dopo l’Università di Yale.


L’infanzia e l’adolescenza di J.D. sono infatti scandite dalla violenza domestica della madre Bev (interpretata da un’intensissima Amy Adams) – infermiera eroinomane – dall’amore della coraggiosa quanto aspra nonna Mamaw (un’altrettanto intensa Glenn Close) e dal legame con la protettiva sorella maggiore Lindsay.


Hillbilly Elegy, affresco spietato e caricaturale della provincia rurale statunitense, è anche veicolo di un quesito universale. In che misura le nostre radici possono sabotare e, in che misura, valorizzare il nostro presente?


La bilancia di Hillbilly Elegy sembrerebbe pendere, inizialmente, verso il sabotaggio. Il J.D. Vance universitario che appare nelle prime scene del film è un uomo “fuori posto”, un apolide che disconosce certe velleità da Ivy League, rifuggendo allo stesso tempo il degrado delle proprie origini. What’s it like when you go back? It must feel like you’re from another planet, commenta ironicamente un commensale di J.D. durante una cena a Yale.


La prospettiva cambia repentina quando - in seguito all’ennesimo ricovero per overdose della madre Bev - J.D. dovrà sospendere ogni prestigiosa ambizione professionale post universitaria e tornare nel profondo Ohio. Il ritorno è infatti occasione per dare un significato al presente e al passato, dal salvifico rapporto con nonna Mamaw a quello con Lindsay.


Proprio da Lindsay - inizialmente rappresentata come una semplice ragazza di provincia, succube nel mondo degli hillbilly, priva di particolari aspirazioni esistenziali - arriva la maggiore lezione per il presente. J. D. e’ tentato di abbandonare Bev al proprio destino e prova rabbia in presenza della sorella, che ancora pare accettare passivamente le bugie e l’egoismo della madre tossicodipendente. I can’t defend her but I m trying to forgive her. If you don’t, you’ll never gonna get out of what you’re trying to gonna get out of, spiega Lindsay al fratello. Colpito e affondato. A nulla serve - se la scelta è quella di lasciarsi alle spalle i tormenti - difendere o aggredire il passato; serve saper perdonare.


La lezione del passato è invece quella di nonna Mamaw, personaggio che incarna pienamente i concetti di possibilità e di scelta, donna secondo cui la vera colpa del marito - alcolista e violento - è stata quella di non aver provato a dominare le circostanze della vita. He let things get to him make him feel small spiega Mamaw raccontando a J.D. del nonno. L'importanza di provare, quantomeno, a sottrarsi ad un destino apparentemente già scritto: questo insegna Mamaw a J.D. She just stopped trying, but you have to decide: do you wanna be somebody or not? I am talking about a chance afferma Mamaw riferendosi a Bev, spronando il nipote adolescente ad abbandonare i brutti giri di amicizie e ad impegnarsi a scuola.


Si diceva qui sopra, il J.D. che torna da Yale - dopo l'ennesimo ricovero della madre - si trova di fronte ad una scelta difficile: permettere ad una parte delle sue radici di sabotare ancora una volta il presente oppure onorare gli insegnamenti di nonna Mamaw. Un indizio. Queste le parole pronunciate da J.D. nell’ultima scena del film: where we come from is who we are. My future, whatever it is, is our shared legacy.

p.s. la colonna sonora di Hans Zimmer è bellissima




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