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  • Immagine del redattoreLa cronista

Quinta dimensione

Qualcuno mi ha spiegato che, lassù da te, il tempo scorre più lentamente. Circostanza dimostrabile sulla base di formule fisiche riguardanti il rapporto tra le tue rocce e la forza di gravità.


Non saprei riprodurre per esteso questi teoremi e, nemmeno, so se questa sensazione derivi da lì: mi hai dissolta, ancora una volta, nella tua particolarissima dimensione.


La spianata del tuo ghiacciaio, vista dal rifugio, sembra un bellissimo gigante, immobile e muto. I primi passi insicuri di una bambina su pendii troppo lontani da tutto, la paura di scivolare, gli incomprensibili "non fermarti” del papà. Le scelte che hanno sconvolto la trama, le cose che non è stato possibile controllare. La mano, adulta e orgogliosa, aggrappata all’ultima roccia prima della vetta. Le cose viste dall’alto. La certezza che, nonostante tutto, esiste anche ciò che non si vede. Le anime affini, se non gemelle, e le risate prima del cenone. La gratitudine per averle incontrate ad ogni longitudine, come luci che si sono improvvisamente accese. Lanterne che fluttuano nel gelido cielo notturno.


Ancora una volta, ti ho riconosciuta nel gorgoglio dell’acqua, nel rosso di una bacca quasi sprofondata nella neve, nella durezza - granitica - della tua geometria appuntita.


Eppure, non sei né ricordo, né proiezione dal presente. Ancora una volta, mi sei sembrata tutto.



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