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  • Immagine del redattoreLa cronista

Rossella O’Hara, che personaggio!

A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai. É con questo spirito che, nella serata del 25 dicembre, ho deciso di approcciarmi a Via col vento. Un po’ per scetticismo verso certi film girati nella prima metà del Novecento, un po’ per diffidenza verso quelle scene da “perdindirindina” che ci vengono propinate ad ogni citazione di Via col vento, ho sempre preferito evitare. Sbagliavo.


Via col Vento contiene un personaggio estremamente moderno sia per il periodo nel quale la pellicola è ambientata (guerra di secessione americana, 1861-1865) sia per il periodo nel quale il film è stato girato (1939): Rossella O’Hara, figlia bella, ricca e viziata del proprietario della piantagione di Tara, nello Stato della Georgia. Le premesse sembrano contraddittorie, ma ci sono delle ragioni per le quali Rossella – interpretata da una Vivien Leigh da Oscar – vale lo sforzo di seguire le quasi quattro ore di film. Quali?


1. Manipolatrice seducente spietata

Rossella ama catturare le attenzioni degli uomini e vederli cedere alle sue volontà. Emblematica la scena della festa alla tenuta Le Dodici Querce. La ragazza promette ad ogni giovane uomo che incontra di fargli compagnia per la merenda (ai tempi funzionava così); si troverà poi in giardino, circondata da un nugolo di uomini che gareggiano per portarle da bere e da mangiare. Gli uomini corteggiano le ragazze come lei ma non le sposano, commentano due ragazze a fronte dell’atteggiamento “libertino” di Rossella. Sta di fatto che, vuoi per scongiurare lo “zitellaggio” (così lo chiamano nel film), vuoi per mettere le mani su un patrimonio più cospicuo di quello della sua famiglia (distrutto dalle razzie nordiste), la nostra protagonista accumulerà ben tre matrimoni di cui uno con il promesso sposo della sorella (lei ha avuto tre mariti e io morirò zitella! commenterà disperata la sorella in questione). L’atteggiamento di Rossella è moralmente discutibile, ma – soprattutto se rapportato al suo contesto – suscita una certa simpatia.


2. Romantica e anticonformista

Ai nostri occhi, l’atteggiamento di Rossella appare capriccioso e autolesionistico. È però anche romantico nel senso più letterario del termine. Persevera nell’amore per Ashley Wilkes nonostante questi sia già promesso sposo di Melania e le abbia espressamente confidato che - nonostante una certa attrazione - non potrebbe mai esserci un futuro per loro, nonostante il corteggiamento passionale nonché la sicurezza offertale dell’affascinante e scaltro avventuriero Rhett Butler (ah, Clark Gable, oltre ogni tempo…). Rhett, che farebbe crollare anche le più indomite di noi. Rhett, con il quale Rossella ha molto più in comune di quanto non abbia con Ashley (memorabile l’affermazione dell’avventuriero, non vi amo più di quanto mi amiate voi, Dio aiuti l'uomo che vi ami veramente), rampollo di una famiglia di latifondisti, carattere rammollito dall’agiatezza ereditata, pressoché privo di personalità. Anche in questa fedeltà al suo ideale – chiunque le consiglia di lasciar perdere Ashley - risiede l’anticonformismo di Rossella.


Anticonformismo che emerge sin dall’inizio del film. Vera dama in pubblico dovere mangiare come uccellino. Non stare bene che nella casa di Mr. Wilkes tu ingozzarti e riempirti come tacchino! affermava la schiava nutrice Mami. Ashley mi ha detto che gli piacciono le ragazze di buon appetito ribatteva la giovane Rossella. Anticonformista è anche la Rossella che anni dopo - prese le redini di una Tara devastata dai nordisti - si definisce “nuovo uomo di casa” e riceve le proposte di matrimonio per le sorelle, facendo le veci del padre ormai malato di mente.


3. Resiliente

Quando Rossella torna a Tara - dopo essere fuggita dall’Atlanta assediata dalle cannonate nordiste, munita soltanto di un cavallo e di una pistola - troverà le macerie lasciate dagli scontri tra le fazioni contrapposte, un padre malato di mente e una madre morta di tifo. I fasti e la ricchezza degli O’Hara sono ormai ricordi lontani. Nella decadenza totale, Rossella si rimbocca letteralmente le maniche, immergendo le mani nella terra insieme agli schiavi rimasti, rimproverando duramente le sorelle incapaci di lavorare perché ancora legate ai privilegi antecedenti la guerra.


Le coltivazioni riavviate da Rossella garantiscono un minimo di sostentamento, ma non abbastanza. Servono infatti 300 dollari per pagare le tasse imposte dai nordisti. Rossella potrebbe abbandonarsi alla disperazione, ma ha un’idea (e qui, ritorniamo al capitolo 1.). Poiché nemmeno i suoi vestiti sono sopravvissuti ai saccheggi di guerra, chiederà a Mami – in una delle scene più tragicomiche del film – di crearle un vestito usando le tende di velluto verde rimaste appese nella tenuta; dovrò essere bellissima, si raccomanda. Obiettivo: far visita a Rhett e persuaderlo a pagare i 300 dollari in questione. Meravigliosa. Spoiler: Rhett non tirerà fuori un soldo, ma qualcun altro (Rossella non si arrende) sì.


4. Donna d’affari

Pianteremo più cotone. Il cotone andrà alle stelle quest’anno! Esclama Rossella di ritorno da Atlanta, decisa a riavviare la piantagione distrutta dalla guerra, intuendo l’imminente rialzo del prezzo del prodotto. Tempo dopo, erediterà dal marito “rubato” alla sorella una piccola segheria, espandendone l’attività e arricchendosi facendo affari anche con i nordisti. Business is business.


Insomma, era intuibile che il gattopardesco mondo della nostra protagonista - fatto, citando Rhett, di cotone, schiavi e arroganza - fosse destinato a essere spazzato via dai venti di una guerra. Altrettanto intuibile era che questi venti non si sarebbero portati via Rossella - giovane donna fedele esclusivamente a se stessa - pronta ad assumersi le conseguenze delle proprie azioni, anche a costo di apparire come un’anti eroina che calpesta gratuitamente una felicità a portata di mano. Che personaggio. Rossella, le cui preoccupazioni verso il futuro - nonostante i picchi in negativo della vita - si traducono in timori e mai in vile paura perché, dopotutto, il domani è un altro giorno.




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