Sospensioni

“Sospendere: interrompere rinviando ad altro tempo” secondo il dizionario Garzanti. “Sostenere in alto un corpo in maniera che penda, che non tocchi terra” secondo altri.

Si può sospendere, rinviando ad un altro momento, un pagamento, un processo, un contratto, un colloquio. Ma siamo sicuri che proprio tutto si possa “rinviare ad un altro tempo”? Per altri aspetti della nostra vita, forse, vale maggiormente l’altra definizione. Alcune delle situazioni che hanno preceduto questo periodo resteranno “sostenute in alto”, lontane da terra ovvero dalla materialità di quella che era la nostra vita di tutti i giorni.

È possibile che questa quarantena operi come una efficientissima macchina di selezione delle situazioni, come il risucchio di un’onda che ci restituirà prepotentemente solo ciò che effettivamente merita di starci vicino? Capita di pensarci ed è come se, giorno dopo giorno, tutto finesse in una centrifuga di pensieri nella quale si mischiano persone, sensazioni, desideri del passato e del presente. Tutto pende, ormai, e noi osserviamo: cosa ritornerà (o faremo ritornare) a terra e cosa, invece, resterà (o faremo restare) lassù?

Questa sera, alle 21:04, ho sentito un gran frastuono. Sembravano lucciole dalle finestre di fronte, ma erano schermi illuminati di cellulari rivolti verso l’alto. Dal rumore confuso, poco a poco, ho distinto l'Italia s'è desta/ dell'elmo di Scipio /s’é cinta la testa e poi applausi. Il blu cupo del cielo notturno di Milano sembrava schiarito di luce, non si capiva se c’entrassero i cellulari o le stelle incredibilmente visibili in mezzo ai palazzi. Qualcuno mi aveva avvisata, a ben pensarci: bisognava esporre i nostri telefoni luminosi fuori dalle finestre, in modo da far registrare l’Italia luccicante a un qualche misterioso satellite. Bellezza nella notte.