top of page
Cerca
  • Immagine del redattoreLa cronista

TUTTI NE PARLANO…E FANNO BENE!

“Essendosi spenta la vita principale il vulcano era morto, ma sentivo crescere dentro di me ramificazioni e controviali, sentivo quel che seminavo. Eppure la terra desertica di cui ero fatta era una pietraia. Ma un filo d’erba può crescere ovunque e io ero fatta di quell’ovunque. Sì, una radice può attecchire anche nel catrame, basta una microfessura per far penetrare la vita all’interno dell’impossibile. Un po’ di pioggia, un po’ di sole, e spuntano germogli venuti da chissà dove, forse portati dal vento”


Altamente consigliato, in qualsiasi stagione (meteorologica o della vita), perché altamente poetico. Poetico non nel senso di distaccato dalla realtà; anzi, “Cambiare l’acqua ai fiori” è un romanzo estremamente radicato nella concretezza. Stiamo pur sempre parlando di una trama sviluppata intorno al personaggio di Violette Trenet Toussaint che, all’inizio della storia, ci appare come una bella ed elegante signora che fa da guardiana ad un cimitero sperduto nelle campagne della Borgogna.


Le prime pagine ci illudono, questo si può dire. Ci aspetteremmo un romanzo basato su qualche pettegolezzo – pure avvincente - di amanti, vedovi, figli in visita alle tombe dei propri cari sepolti a Brancion en Chalon (ai visitatori del cimitero viene spontaneo “confessarsi” con l’eterea e discreta guardiana); tutto ciò, fino all’entrata in scena del misterioso commissario marsigliese Julien Seul, il quale avrà da raccontare vicende decisamente interessanti sul proprio passato familiare e qualcosa di inaspettato avrà da svelarci anche sul passato di Violette.


Il fascino della scrittura dell’autrice Valérie Perrin passa anche attraverso questo: personaggi, molti e dalle storie apparentemente scollegate, in realtà frammenti di un’unica narrazione. Ogni cosa ha un significato, per quanto talvolta difficilmente comprensibile nella confusione del tempo presente e nulla – ma proprio nulla - è esclusivamente ciò che appare. Tutto ruota attorno alla vita e alla morte in questo romanzo, realmente e metaforicamente, ma con una apprezzabilissima inversione di senso che non scomoda visioni religiose o filosofiche dell’esistenza: semplicemente, è possibile che la morte generi vita. Oppure, che la morte si trasformi in vita; anche quando il suolo sembra essersi irrimediabilmente inaridito. E’ così che emerge, nelle ultime pagine, il senso di Cambiare l’acqua ai fiori, tramite l’amalgamarsi della dimensione passata e quella presente di Violette (un altro mondo) e dei personaggi che popolano la sua vita. Il tempo, così centrale nella nostra percezione della verità!


In tanti, critici letterari o meno, scrivono di questa storia. E fanno bene.



66 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page